Basta con i dj set lunghi e pallosi, facciamo un pò di live!
Originariamente la linea generale del djing era molto lineare ed unica, un dj che metteva una sequenza di dischi una dietro l’altra. Col passare del tempo la tecnologia ci ha solo aiutato alleggerendoci le valigie e quindi creando un dj che metteva una sequenza di canzoni. Le registrazioni fatte in studio si sono basate sempre su un mixato tradizionale e poi montate con gli appositi software o addirittura mixate e montate direttamente dal software.
Oggigiorno le consolle, soprattutto quelle dei club o di grandi eventi, sono sempre indaffarate e spesso si trasformano in piccoli privè o bar, quindi c’è sempre da fare, passare da una canzone all’altra nonostante sia un azione rapidissima viene messo in secondo piano e il tempo maggiore viene impiegato nelle pubbliche relazioni, ma spesso nei locali da lounge, dove la gente è stazionaria o negli ambienti abbastanza tranquilli dove la gente si muove poco o negli ambienti abbastanza ristretti, ci troviamo con il dj accampato in un angolo che mette la musica quasi per i cazzi suoi, spesso con la classica attrezzatura da mixing composta da due cdj di base e un mixer analogico.
Spesso la musica può essere tranquilla e rilassante o anche ritmata, e un brano ha una durata abbastanza lunga, poi ne viene selezionato un altro e mixato per passare al brano successivo, il tutto ha bisogno di pochi movimenti e poco tempo a disposizione, quindi il tempo rimanente è molto consistente e si è abbastanza liberi, inoltre nessuno bada a quello che fa il dj facendosi i cazzi propri, anche perché oltre a non offrire nulla di interessante da guardare, tra un brano e l’altro il dj deve trovare un modo per passare il tempo, magari andare al bar e chiedere da bere (se qualcuno non si impossessa della postazione), mandare un messaggio, scrivere qualche tweet sulla serata, condividere qualche link, parlare con qualche simpaticone di turno che viene “a salutare” ma ad ogni modo è davvero mortificante assistere ad una scena del genere, mi viene da pensare e non credo solo a me, che sarebbe meglio mettere un cd a questo punto, che vedere uno che al posto di portare l’immagine di un professionista che suona dietro la consolle, porta l’immagine di un simpaticone che si occupa di pubbliche relazioni.
Una nuova concezione: dj live performance
Per abbracciare questo concetto in primo luogo devi mettere da parte il fatto che un dj set viene eseguito mettendo dei brani uno dopo l’altro, ma bensì bisogna concepirlo come suonare nel vero senso della parola, mischiando strumentazioni o arricchendo le tracce con i campioni. La strumentazione viene cambiata o per lo meno implementata e non si ragiona più a livello di traccia, ma a livello di campione. Il fatto di mettere un brano dietro l’altro diventa un fattore secondario come diventa più impegnativo il fatto in cui è necessario esercitarsi molto a casa, mentre in un dj set tradizionale alla fine basta imparare le basi e ricordare un pò la struttura della canzone e non hai bisogno di fare molta pratica, oltre al fatto che ci sono generi che è abbastanza facile da mixare anche se non agganci le canzoni dal punto giusto.
La preparazione in questo caso va studiata a casa, e consiste nel prepararsi le tracce o parti di tracce, dei campioni musicali di voci, o di un singolo strumento detti anche “One Shot”, puoi prepararti anche dei loop.
La strumentazione da usare di base è fatta da 4 decks, quindi dovresti in teoria andare in giro con 4 giradischi, o 4 cdj che magari pesano un accidente, molti club, li hanno già istallati in consolle. Non avendo questa possibilità, e soprattutto se devi ancora scegliere la tua strumentazione o ampliarla, puoi acquistare un controller di nuova generazione, che ha già la predisposizione per controllare 4 tracce, tramite apposito software di controllo a 4 decks. Nel caso tu abbia già un attrezzatura e vorresti adeguarti, puoi scegliere tra le soluzioni proposte dalle case produttrici più famose quali Native Instruments o Serato che propongono degli hardware costruiti apposta per controllare uno o due decks dove continui sempre a controllare 2 tracce con i tuoi cdj e le altre 2 le controllerai con l’hardware che collegherai direttamente al tuo notebook tramite interfaccia Usb.
Una soluziona abbastanza costosa, ma nello stesso pratica è quella di scegliere un mixer digitale con scheda audio integrata che ti permette di controllare 2 canali, dove deciderai quale deck assegnare del tipo canale1 Deck A/C – canale2 Deck B/D, mentre una soluziona molto costosa consiste nella scelta di un mixer digitale a 4 canali, qui andiamo sul top della gamma!
La teoria principale di mixare con 4 decks è quella di impartire su ogni deck un campione che abbia un ruolo ben preciso, dove uno può contenere un loop di batteria, un altro un campione one shot, l’altro ancora un campione strumentale e un altro una voce campionata. Il tutto va combinato in sincronismo e con tempistica, e può essere correlato dagli effetti che offre il mixer o il lettore se non il programma stesso. Un idea molto furba proposta dalla Native Instruments sono i Remix Sets che funzionano solo nei deck in modalità remix deck dove ogni deck contiene un set di campioni pre impostati da gestire direttamente dal software o comodamente con gli hardware adeguati proposti dalla casa madre.
Le registrazioni ovviamente prendono un altra strada rispetto alle performance live come lo suggerische la parola stessa, viene fatta la differenza dalla home alla live.
Insomma, quando metterai la tua musica live non avrai più tempo di berti il cocktail, di mandare il messaggio, o di stare con le mani in tasca, sarai troppo impegnato nel gestire i campioni e a combinarli tra di loro, a premere gli effetti acrobatici (senza esagerare) e finalmente a dimostrare che un dj è tutt’altro che un cd umano o un jukebox, e soprattutto, che un dj non sta con le mani in tasca, ma LAVORA!
Ovviamente se viene la fighetta a salutarti troverai il modo per gestire il tuo loop e perdere un pò di tempo ;)
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